“Abbiamo donato il bracciale salvavita AIDme ai nostri associati, perché riteniamo fondamentale avere sempre con sé i propri dati sanitari, soprattutto se si soffre di qualche patologia, come il diabete”. Francesco Pili è il presidente di Diabete Zero ODV, associazione nata nel 2011 a Cagliari da un gruppo di amici e volontari, in pochi anni diventata punto di riferimento in Sardegna per tutti coloro – cittadini, istituzioni, ricercatori – che sono impegnati a combattere il diabete e ad assistere i diabetici e le loro famiglie. Attività informativa, diagnosi precoce, ricerca, prevenzione, supporto psicologico e assistenza sono le principali aree di intervento. “In particolare nei primi anni ci siamo concentrati sul supporto alle famiglie di bambini affetti da diabete di tipo I, successivamente abbiamo messo al centro della nostra mission la sensibilizzazione verso l’importanza di un’alimentazione sana per favorire il benessere fisico”.
Quanto è diffuso il diabete in Italia?
“La diffusione del diabete è quasi raddoppiata in trent’anni: oggi sono circa 4 milioni gli italiani che ne soffrono, ai quali va aggiunto 1 milione di individui che ne è affetto ma lo ignora. In Sardegna questa patologia – sia del tipo 1 che del tipo 2 – colpisce oltre 80.000 persone: un’azione articolata e continua di sensibilizzazione verso la popolazione è importante per favorire il riconoscimento precoce della malattia e il miglioramento degli stili di vita e delle abitudini alimentari”.
In quest’ottica in che cosa consiste il progetto Cereal 14/20 a cui avete dato vita?
“L’obiettivo era capire se i pani antichi della Sardegna potevano essere un alimento che aiuta a prevenire l’insorgenza del diabete e che migliora la nutrizione di chi ha già la malattia, senza dover rinunciare al piacere del gusto. E’ stato selezionato un gruppo di 40 partecipanti con diabete e di 12 volontari sani, a cui per tre anni è stato fornito un pane realizzato con cereali antichi, rigorosamente macinati su pietra, e fatto lievitare con lievito madre. Per il progetto, che ha ricevuto l’approvazione dalla Commissione Bioetica dell’Università di Cagliari, sono state messe in produzione due linee di cereali: Senatore Cappelli e Karalis”.
Qual è stata la conclusione dello studio?
“I risultati hanno dimostrato miglioramenti dal punto di vista dell’equilibrio della glicemia per i soggetti con diabete e pre-diabete, minore rischio di complicanze cardiovascolari, riduzione del consumo di farmaci ipoglicemizzanti. Il progetto Cereal 14/20 ha anche ricevuto la Bandiera Verde della Cia, l’associazione degli agricoltori italiani: un premio assegnato ai campioni della nostra agricoltura di qualità”.
Di quali altre attività si è occupata Diabete Zero?
“Il progetto DIATOP, avviato nel 2017 grazie al contributo della Fondazione di Sardegna, è volto allo studio di sequenze peptidiche di proteine autoantigeniche pancreatiche coinvolte nella malattia. La Sardegna ha una delle incidenze più elevate al mondo di diabete mellito tipo 1 (38/100.000 per anno tra 0-14 anni), a causa di una forte componente genetica. La cura di questa malattia rappresenta una delle sfide contemporanee più impegnative a livello mondiale. Attraverso i nostri studi cerchiamo di scoprire le cause dei fattori ancora in parte sconosciuti. Il progetto nasce dalla preziosa collaborazione con il Prof. Sandro Muntoni, Associato di Patologia Generale del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli studi di Cagliari, con il Dott. Mauro Congia dell’Ospedale Microcitemico Antonio Cao e con i ricercatori dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (IRGB) di Monserrato (Cagliari)”.
Qual è l’obiettivo del 2021?
“Diabete Zero ODV intende continuare la sua attività di informazione per la prevenzione del diabete di tipo 2, stimolando la partecipazione diretta e il sostegno alle iniziative dell’associazione. La nostra comunicazione si rivolge alla popolazione residente in Sardegna, con particolare riguardo alle famiglie e ai cittadini, ma anche a medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, medici ospedalieri e specialisti convenzionati, farmacisti, opinion maker”.
Come è nata l’idea di adottare il bracciale salvavita AIDme?
“Nel 2020, insieme all’amministratore di Audens Monica Cerin, abbiamo creato il progetto “Salute al polso”, invitando i nostri iscritti a indossare il bracciale salvavita AIdme che è stato loro donato. Avere sempre con sé i propri dati sanitari è una sicurezza per i pazienti e per le persone che li assistono, come parenti o caregiver, perché così non si rischia di dimenticare informazioni importanti, dallo stato di salute all’elenco dei medicinali che vengono assunti. Tutte informazioni che le persone possono scegliere di inserire nel bracciale AIDme”.
A chi lo consiglierebbe?
“A tutti, ma, considerata la mia esperienza al fianco di bambini con diabete, lo consiglio proprio alle famiglie con figli piccoli, che magari hanno qualche patologia o semplicemente soffrono di allergie. In questi casi, quando inizia l’asilo o la scuola, si deve sempre compilare un foglio per gli insegnanti, che contiene tutte le informazioni medico-sanitarie e i numeri dei familiari, dai genitori ai nonni, da contattare in caso di emergenza. Con il bracciale AIDme tutti questi dati potrebbero essere sempre disponibili al polso dei bimbi ed essere letti immediatamente dagli insegnanti tramite smartphone, in caso di bisogno. Il cellulare oggi è diventato la nostra terza mano. Perché non sfruttare la tecnologia a favore della salute?”.