Articolo pubblicato sul quotidiano Alto Adige domenica 13 febbraio 2022

Cinquecento bracciali salvavita donati ai malati cronici altoatesini e ai loro caregiver da tre associazioni: Cuore di Bimbo, Admo e Amigos de Matteo. Bracciali chiamati AIDme – ossia aiutami – basati su una tecnologia allo stesso tempo sofisticata ma pure estremamente semplice da utilizzare. Basta avvicinare uno smartphone con NFC attivo e si possono leggere tutte le informazioni mediche sul paziente, attuali e storiche. Indispensabili durante i soccorsi, specie nei casi in cui anche pochi secondi possono fare la differenza. Ma i bracciali sono utili anche per altro: ti porti dietro tutte le cartelle mediche da mostrare in caso di visite o ricoveri. E contengono anche tutte le informazioni necessarie a chi si prende cura dei malati cronici, il 75% dei quali in Alto Adige viene curato a casa.

Per capire esattamente, la strategia decisamente migliore è fare qualche esempio. Ieri alla presentazione della donazione ne hanno portati diversi Monica Cerin di Audens – Technology and Innovation, l’azienda milanese che ha sviluppato i bracciali, Emanuela Imprescia di Admo, Sabine Bertagnelli di Amigos de Matteo, Ulrich Seitz di Cuore di bimbo e il primario di pediatria al San Maurizio di Bolzano, dott.ssa Laura Battisti. Eccone alcuni.

Immaginate di essere allergici al cortisone e di avere un malore o un incidente, i soccorritori come fanno a sapere che non lo tollerate? Oppure, pensate di avere una madre malata: pluri-patologie da oltre un decennio, storia clinica complicatissima, ricoveri, operazioni, terapie; se abbisogna, come purtroppo spesso avviene, delle cure del pronto soccorso, come fare a ricostruire il tutto? E se la si cura a casa, con 20 farmaci differenti da somministrare in tempi e modi diversi a seconda dei giorni, come ricordare tutto? E se vostro figlio è in cura per una patologia serissima dall’età di quattro anni e adesso ne ha 20 ed è un uomo, non è che potete accompagnarlo sempre alle visite mediche di controllo; però lui delle operazioni e dei trattamenti medici cui era stato sottoposto da piccolo si ricorda giustamente poco niente. E ancora, immaginate che vostra figlia soffra di una patologia cardiaca: in Alto Adige non esistono centri universitari specializzati, quindi per farla curare si fa affidamento su Padova o sulla Germania.

La stessa cosa accade per molte altre patologie. Spesso si è in cura in diverse realtà extra-provinciali, e questo è un bene perché contrariamente a qualche decennio fa si riescono a salvare molti più bimbi piccoli, però ciò crea complicazioni, perché dal San Maurizio non è così semplice accedere alla documentazione clinica di un qualche centro universitario italiano o straniero. E molte volte occorrono ore per venirne a capo. Però non è affatto raro che a fare la differenza siano, se non i secondi, quantomeno i minuti. E questo in caso di ricovero, ma ancor più in caso di soccorsi di emergenza. Ecco allora l’enorme utilità dei bracciali, sui quali dal proprio smartphone è possibile caricare tutti i dati che si ritiene possano risultare utili, ma si può caricare anche solo un numero di telefono da chiamare in caso di emergenza: una persona a conoscenza di patologie, cure farmacologiche e via dicendo. E anche se il malato cronico in quel preciso momento non è cosciente e quindi non può parlare raccontare, le informazioni sono comunque accessibili. Il bracciale non necessita di applicazioni specifiche sullo smartphone (e quindi può essere letto da qualsiasi telefonino dotato di tecnologia NFC, la stessa per intenderci a cui ci si affida per potersi identificare sul web grazie alla carta d’identità elettronica), è resistente all’acqua, non emette onde radio, è anallergico, è altamente personalizzabile, soprattutto non abbisogna di nessuna batteria o alimentazione, insomma non deve essere ricaricato.

Come hanno chiarito ieri i produttori, i dati sono protetti in sicurezza, in base alle normative europee internazionali. I file contenuti non vengono infatti utilizzati per la pubblicità o la profilazione degli utenti da parte delle case farmaceutiche. In caso di smarrimento, si possono azzerare da remoto i dati, in modo da renderli illeggibili a terzi. “Avremmo anche potuto affidarci ad altre soluzioni – ha chiarito Ulrich Seitz – ma questa ci è parsa ottima. Ora distribuiremo i 500 bracciali a malati cronici, familiari, caregiver, non prima di aver avviato una campagna di informazione e formazione, perché i dati da caricare devono essere chiari, leggibili, non devono ostacolare bensì aiutare i soccorritori e  i sanitari”. Che comunque pare apprezzino davvero questo tipo di supporti tecnologici, come dimostra il fatto che a livello nazionale molte associazioni li hanno adottati, fra cui numerosi comitati della Croce Rossa.

RASSEGNA STAMPA

Tgr Rai Alto Adige parla delle associazioni coinvolte nel progetto, con le interviste a Sabine Bertagnolli (Amigos de Matteo odv), Emanuela Imprescia (Admo Alto Adige Südtirol) e Ulrich Seitz (Verein Kinderherz Südtirol – Associazione Cuore di Bimbo Alto Adige). Qui il servizio video.

Articolo pubblicato sul Corriere dell’Alto Adige domenica 13 febbraio
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